I primi lavori di manutenzione che feci, furono su un H-boat a Marina di Pisa, avevo un fazzoletto per coprire il naso e la bocca e una rotorbitale. A fine giornata ero blu come un puffo e la sera mi sentii male
. Nella stupidità avevo avuto l’accortezza di coprirmi le braccia e le gambe con degli indumenti a maniche lunghe, ma comunque avevo preso diverse boccate di antivegetativa e di polvere di gelcoat.

Una barca a vela è un mezzo che trova la sua giustificazione di esistere proprio perché si muove in totale armonia con l’ambiente che la circonda. Questo principio deve guidare anche gli interventi di manutenzione, che inevitabilmente producono sostanze che molte volte possono essere dannose per noi stessi e per l’ambiente circostante.


Oltre al problema di capire come eseguire i lavori di manutenzione, bisognerà prevedere quindi anche come smaltire gli inevitabili rifiuti di lavorazione prodotti. Sarà perciò fondamentale documentarsi bene presso l’isola ecologica della nostra zona, circa i rifiuti che vengono ammessi e quelli che andranno eventualmente smaltiti in altro modo.

PULITURA E ANTIVEGETATIVE
Una delle prime cose da fare a fine stagione, è una bella lavata alla coperta e alle attrezzature con acqua dolce, spazzolone e spugna. Una barca che prende spesso il vento sul muso avrà bisogno solo di questo. Le barche che navigano molto, infatti, sembrano sempre pulite, questo perché l’acqua di mare sgrassa e l’acqua dolce, con cui si risciacqua la coperta in porto, leva il sale e i residui che potrebbero indebolire i tessuti e corrodere le attrezzature.

Per l’ambiente e per la nostra salute, uno dei prodotti a cui prestare maggiore attenzione è l’antivegetativa. Questa vernice infatti è considerata “rifiuto pericoloso” e come tale deve essere smaltita. Dopo l’alaggio, la prima pulizia della carena con idropulitrice, dovrebbe quindi avvenire con una particolare attenzione alla destinazione finale di ciò che viene rimosso. Purtroppo, ancora oggi, molti piccoli cantieri sono sprovvisti di sistemi di raccolta e trattamento delle acque reflue di carenaggio, e tutto finisce su un piazzale di terra battuta e conseguentemente in mare. Il trucco è quello di cercare di scegliere antivegetative con un minore impatto ambientale, come quelle a base di organosilice sol-gel o al silicone. Questo riduce l’emissione di sostanze biocide nell’ambiente e garantisce una maggiore sicurezza al momento dell’applicazione.

MOTORE E OLII
Se le vele sono gli ingranaggi che muovono la passione dei marinai, il motore è l’elemento che più li angoscia. Nascosto da qualche parte sotto coperta, quando si issano le vele e la barca comincia a sbandare, l’entrobordo diventa un pesante passeggero. Ma per tutti, è fondamentale che al momento giusto parta al primo colpo. L’efficenza del motore è necessaria per ridurre i consumi e le possibili perdite che potrebbero finire in mare.

Olio esausto e filtri di olio e gasolio devono essere sostituiti a fine stagione. In questo caso un panno assorbente specifico per olio e combustibili (come l’E200 o l’E40P venduto su svb.it) ci permetterà di raccogliere le eventuali fuoriuscite. Il tutto poi andrà smaltito nell’apposita campana per gli olii esausti e nel contenitore per la raccolta dei filtri. Il serbatoio deve essere spurgato dal gasolio, pulito (i depositi andranno raccolti e smaltiti presso la stazione ecologica della propria città) e riempito nuovamente per evitare problemi di condensa.

Il vecchio gasolio, molto difficile da smaltire, andrà depurato con un filtro in tessuto o di carta, e lasciato decantare per far depositare l’eventuale acqua sul fondo. Questo permetterà di separare i liquidi e di poter riutilizzare il carburante.

BATTERIE
Anche le batterie andranno controllate, bisognerà quindi: asciugare l’ambiente in cui sono installate per evitare l’autoscarica, rabboccare quelle ad acido con acqua distillata, serrare e pulire i terminali e possibilmente lasciarle sotto carica per allungarne la durata. Se esauste, sarà necessario smaltirle nei centri di raccolta stabiliti, facendo attenzione a perdite o gocciolamenti.

SENTINA
La sentina deve essere sempre mantenuta pulita e asciutta, bisogna evitare di portarsi dietro brodaglie sciabordanti nascoste sotto il pagliolato. Queste poi diventano difficili da pulire e si dovrà ricorrere a prodotti molto aggressivi. In questo caso bisognerà convogliare le acque di scarico in taniche che andranno poi smaltite separatamente, evitando assolutamente di pompare tutto in mare!

VELE E CIME
Qualche anno fa in Bretagna, girando per cantieri, trovai tra i rifiuti di un rimessaggio una magnifica vela color mattone. Cotta dal sole e con qualche strappo non era più utilizzabile come mezzo di propulsione, per questo ne feci un fantastico parasole da giardino. Le vele, specialmente quelle da regata fatte in Kevlar o Mylar sono estremamente difficili da smaltire dato che non possono essere né trattate nei normali inceneritori ne mandate in discarica, vengono quindi gestite come rifiuti speciali. Per questo motivo bisogna proteggerle il più possibile, sciaquandole e asciugandole con attenzione, piegandole a fine stagione negli appositi sacchi e riponendole in luoghi asciutti. Un’alternativa creativa alla discarica, è quella di donare le vecchie vele non più utilizzabili, a imprese come Rivelami o R-Sea, che si occupano di dare una nuova vita a questi materiali, trasformandoli in zaini, borse o accessori da viaggio.


Le cime e le drizze sono le arterie della barca e quindi vanno mantenute in perfetta efficenza, evitando di lasciarle armate se inutilizzate per lunghi periodi. Sarà bene, quindi, sostituire drizze e scotte con dei testimoni di nylon che si trovano nei ferramenta in bobine a pochi euro. Questo ci permetterà di radunare tutto il cordame e lavarlo in lavatrice con un po’ di ammorbidente in attesa della nuova stagione. Molte cose possono essere riparate, vendute o regalate. Prima di aprire il cassonetto dell’indifferenziata e scaricarci la coscienza, riflettiamo bene sulle destinazioni alternative di quello che stiamo buttando.

Simone Pierotti

CHI E’ IL NOSTRO TESTIMONIAL MEDPLASTIC
Simone Pierotti (Roma, 1980) si avvicina al mare grazie a suo padre, pilota di aerei che gli trasmette la passione per i viaggi e per gli orizzonti aperti. Ama trafficare con le mani e adora risolvere problemi pratici con soluzioni creative, specialmente se si parla di barche e di mare. A maggio del 2011 parte da un piccolo paesino dell’Olanda alla volta del Mar Nero a bordo della sua barca a vela di 6,50 metri, Tamatino, un Corribee 21, attraversando l’Europa per i canali. Laureato in Antropologia, fotografo e co-fondatore dell’agenzia di comunicazione Flooida.

 

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