Inaspettata e sorprendente è la recente scoperta effettuata dal dipartimento di Biologia dell’Università di Bari: una scogliera di barriera corallina a pochi chilometri dalla costa di Monopoli, città pugliese, compresa tra i 40 ed i 55 metri di profondità.

DIVERSA DALLA “CLASSICA” BARRIERA
Una barriera che, secondo gli studi, potrebbe prolungarsi ben oltre il capoluogo pugliese da un lato, e fino alla città di Otranto dall’altro e, pur diversa nei colori e nella composizione, non avrebbe dunque nulla da invidiare alle rinomate bellezze del Mar Rosso e delle isole Maldive.

È stato il Prof. Corriero a supervisionare la ricerca, svelando a Repubblica i particolari di questa nuova scoperta: “Nel caso delle barriere delle Maldive o australiane i processi di simbiosi tra le madrepore (responsabili della costituzione dei banchi corallini, ndr) sono facilitati dalla luce, mentre la nostra barriera vive in penombra e quindi le madrepore costituiscono queste strutture imponenti di carbonato di calcio in assenza di alghe” afferma Corriero, dando una spiegazione ai colori più soffusi e meno sgargianti dei coralli presenti nella barriera.

CI STIAMO “TROPICALIZZANDO”
Quando qualcosa “nasce” è sempre una buona notizia, ma c’è anche il rovescio della medaglia.
Di fatto, il costante aumento della temperatura delle acque del Mar Mediterraneo (si parla di un aumento di circa 4-5° rispetto al periodo 1979-2000) derivante dal riscaldamento globale rappresenta un serio pericolo per lo sviluppo e il mantenimento degli habitat naturali marini. In particolare, questo innalzamento della temperatura, provoca sempre più frequentemente il fenomeno dello “sbiancamento” delle barriere coralline, un processo che causa la perdita dell’alga vitale e del tipico pigmento dei coralli, indebolendo e infragilendo l’intera struttura. Un danno nocivo non solo ai coralli stessi, ma anche a tutte le creature che grazie a essi trovano riparo e nutrimento.

Elettra Poggi